L’atmosfera che si respira all’AbanoRitz è davvero speciale. Percorrendo gli spazi dell’albergo, delle piscine e del parco, si incontrano i segni di oltre cinquant’anni di ospitalità, sovrapposti in un’incredibile stratificazione di epoche, di cultura estetica ed ingegneristica, e di storia del design. Quando la proprietà mi ha chiesto di raccontare questa articolata creatura, ho proposto di abbandonare il consueto percorso descrittivo per lasciarmi guidare dallo stupore, e dal piacere sottile di rintracciare tutti gli elementi che ne costituiscono il quotidiano, conservandone intatta la storia. Accanto ai già eccellenti servizi offerti dall’hotel, dettagli come la volta Nerviana della piscina, l’ingegnoso interruttore luce delle camere, e persino il particolare porta asciugamani monouso, raccontano una storia di profonda cultura, grande impulso innovativo e raffinato spirito imprenditoriale. Tutto questo meritava di essere oggetto di omaggio e, lusingato dall’aver ricevuto questo incarico, spero di essere riuscito nell’intento.
Giovanni De Sandre
Frammenti, oggetti, architetture, arredi: scelte che sono contenuto oltre che forma. Il lavoro di Giovanni De Sandre, inteso a valorizzare ricucendo, raccontare esibendo, svela la nostra identità, scopre un denominatore comune che è più sentimentale che stilistico, direi quasi che il progetto creativo di De Sandre dà un senso filologico all’ AbanoRitz; e mi fa pensare, e per questo lo ringrazio di cuore e dal cuore, mi fa pensare all’arte giapponese del Kintsugi. Il Kintsugi evidenzia le fratture, le impreziosisce e aggiunge valore alla ceramica rotta. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. Quando i giapponesi riparano un oggetto valorizzano la crepa riempendola con metalli o lacche preziose, saldano così i frammenti sostenendo che quando qualcosa esibisce una ferita che ha una storia diventa più bello. Con questa tecnica si creano vere e proprie opere d’arte, sempre diverse, ognuna con la propria trama da raccontare. GRAZIE!
Ida Poletto